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Global Coin: i rischi legati alla creazione dello Stato di Facebook

Global Coin: i rischi legati alla creazione dello Stato di Facebook
Autore: Gaspard Koening - Redazione Economia
Data: 15/06/2019

Nel momento in cui Elizaberh Warren, in corsa per l’investitura democratica alle elezioni presidenziali americane, vuole impedire il monopolio di Facebook e gli altri del Gafa, Mark Zuckerberg non ha avuto problemi ad annunciare la creazione di una moneta modestamente battezzata “Global Coin”.

Non è una parola al vento. Un’équipe di Facebool ci lavora in segreto da un anno. Una filiale, “Libra”, è stata insediata in Svizzera per sviluppare le tecniche di blockchain necessarie per una possibile criptovaluta. Degli scambi sono già stati fatti con la Banca d’Inghilterra e con dei crypto giocatori di Borsa come Gemini (ironicamente fondata dai nemici storici di Zuckerberg, i fratelli Winklevoss). Facebook ha formalmente aperto dei confronti con i regolatori americani, la CFTC. In una conferenza interna di Facebook lo scorso aprile, Mark Zuckerberg ha dichiarato che “inviare dei soldi a qualcuno dovrebbe essere così semplice come inviargli una foto”. Anche se i dettagli non sono ancora noti, il messaggio è chiaro.

Occorre misurare l’impatto che la Global Coin potrebbe avere. Con i suoi 2,4 miliardi di utenti nel mondo, Facebook sarebbe in grado di sviluppare uno strumento di una efficacia notevole. Non ci sarebbe più bisogno di dover indicare online il proprio numero di carta di credito e la data di scadenza, di ricordarsi password complicate per pagare il proprio idraulico, niente più spese bancarie! Come in Cina con Alipay o WeChat Pay, Facebook ci farebbe entrare in pieno nella società senza cash, dove si potrebbero fare tutti i propri acquisti su un telefono grazie a un codice QR generato alla sola domanda. Inoltre, emettendo la propria moneta, Facebook creerebbe una piattaforma di scambi mondiali, indifferente ai tassi dei cambi e poco costosa per i costi di transazione, che dovrebbe rapidamente aggregare tutti i servizi di e-commerce e rendere desueta l’industria bancaria. Nessuno dubita che che la fluidità supererebbe rapidamente le nostre perplessità.

La Global Coin segnerebbe nello stesso tempo la fine degli Stati-nazione, che già vacillano di per sé. Nei suoi “Sei libri della Repubblica”, il pensatore dello Stato moderno Jean Bodin associava la sovranità al monopolio della moneta: “Rispetto al diritto di battere moneta, è come una legge, e chi ha il potere di fare la legge, può dare leggi alle monete. In ogni Repubblica ben ordinata, solo il Principe sovrano ha questo potere”. Non è per niente un caso che per tanto tempo coniare false monete fu assimilato ad un reato di lesa maestà. Ma oggi, chi è che stabilisce leggi, o anche norme, per quanto riguarda la libertà di espressione, per esempio? Facebook. Sarebbe quindi molto logico che Facebook batta moneta al posto dei governi, che collasseranno da soli con la loro montagna di debiti denominata dalla moneta della banca centrale. Global Coi per un Global Village.

Io resto affascinato dalla filosofia del bitcoin e dei suoi avatar crypto sviluppatisi in open source, che garantiscono l’anonimato ed intendono trasferire la sovranità al più piccolo livello esistente: l’individuo. Ma la prospettiva dello Stato Facebook, concepita al riparo delle clausole di confidenzialità, non mi sembra che si sviluppi nel percorso delle libertà. Mark Zuckenberg avrà pure da assicurare che la sua moneta sarà aperta e de-cryptata, ma non riesco a capire come potrà resistere alla tentazione di completare la sua formidabile impresa di dispersione a pioggia dei dati integrandovi le nostre transazioni finanziarie divenute tracciabili.

Il suo confronto con la foto parla da solo: a chi mandiamo davvero una foto pubblicata su Facebook, se non agli algoritmi che manipolano i nostri dati in cambio del loro servizio? Presto, diventerà impossibile esistere nella società senza account Facebook, come si può ancora fare oggi. Il social network trasformato in un mondo degli affari aggregherà i nostri contatti, le nostre opinioni, i nostri acquisti e le nostre entrate per conoscerci intimamente. Ci proporrà offerte di lavoro, assicurazione sanitaria e ogni sorta di servizi virtuali, compensando bene ciò che perderemo in autonomia. Non ci sarà nemmeno bisogno di una polizia per controllarci: a quando un "punteggio personalizzato" su Facebook, riproponendo con mezzi privati quel "credito sociale" che la Cina comunista impone con la forza?

Quello che Facebook sta preparando, sotto l'apparenza di innovazione finanziaria e rottura tecnologica, è una stretta mortale di dimensioni senza precedenti su miliardi di vite individuali. Deve essere fermato urgentemente.




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