Le innumerevoli sfumature semantiche tra “fidanzato/sposato” e “single” non finiranno mai di stupirmi.

Si passa dal sibillino “una persona che sto frequentando”, alla variante “una persona con cui mi vedo/sto uscendo” dove il denominatore comune “una persona” è atto con tutta evidenza a distinguere dagli appartenenti al mondo animale, e forse anche vegetale e minerale, ma spesso sottende l’assunto “non ti dirò mai di chi si tratta, tanto non lo/a conosci e se lo/a conosci te lo dico ancora meno”.

Abbiamo capito che non esci con una pianta ma nel caso non ci diresti se è un ficus o un basalto. Ok.
Segue il più prosaico “trombamico/a” selvaggio ma onesto, a significare una presunta situazione di comune accordo senza conoscere l’opinione della controparte.

Menzione d’onore per “uno/una con cui ci vogliamo bene”; lodevole il tentativo di onestà sentimentale pur oscurato dal pesante buco in terra prodotto dalla risicatissima onestà intellettuale

Che fate? Vivete insieme? Sta in Antartide? Vi vedete una volta all’anno? Non si capisce.

Inarrivabile, svetta su tutti l’immarcescibile sempreverde, brutale nella sua monadica semplicità, ermetico, impenetrabile, ontologicamente disonesto e truffaldino da qualsiasi parte lo si guardi, l’unico e il solo...“Un amico”...(o “un’amica”) 

Vale tutto come il Jolly e fa impallidire tutti gli altri, l’unico epiteto in grado di stare contemporaneamente ad un passo da ognuno dei due estremi, immediatamente prossimo tanto al “single” quanto al “fidanzato”. Chi è? “Un amico/a”. Fine.

Pulito, rapido, lapidario, incontestabile. 

Anche se ci hai trombato quindici volte e/o vi siete promessi amore eterno. 

Quando non è niente di importante, quando non è fidanzamento o matrimonio, quando è difficile da spiegare, quando non hai voglia di starne a parlare, quando ti rode la coscienza o semplicemente non te ne frega un cazzo, contro il logorio della vita moderna... Un amico.

Vince su tutto.