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Nel terzo anniversario dell’accordo UE-Turchia in Grecia, siglato il 18 marzo 2016, Medici Senza Frontiere chiede ai leader europei di attivarsi per mettere fine alle pericolose politiche di contenimento dei migranti negli hotspot sulle isole greche e per garantire l’immediata evacuazione di tutte le persone vulnerabili, in particolare i bambini, verso sistemazioni più adeguate sulla terraferma o in altri paesi dell’Unione Europea.
Negli ultimi tre anni l’accordo UE-Turchia ha bloccato migliaia di uomini, donne e bambini in condizioni degradanti, malsane, di sovraffollamento e insicurezza, con scarso accesso ai servizi sanitari di base. Tutto questo, denuncia MSF, ha portato a un peggioramento nelle loro condizioni di salute fisica e mentale, provocando una situazione di miseria diffusa.
“La Grecia è diventata una sorta di discarica dove lasciare gli uomini, le donne e i bambini che l’Unione Europea non è riuscita a proteggere” dice Emmanuel Gouè, capo missione MSF in Grecia. “Ciò che un tempo veniva definito come ‘emergenza rifugiati’ ha aperto la strada a livelli ingiustificabili di sofferenza umana sulle isole e la terraferma greche. Le autorità europee e greche continuano a privare persone vulnerabili della loro dignità e salute, apparentemente nel tentativo di scoraggiare altri dal venire in Europa. È una politica crudele, inumana e cinica, e deve finire.”
A causa dell’accordo UE-Turchia, circa 12.000 tra uomini, donne e bambini sono attualmente bloccati in condizioni terribili nei cinque hotspot sulle isole greche. Nel Vathy Camp, a Samos, le condizioni sono drasticamente peggiorate negli ultimi mesi per il pesante sovraffollamento, tanto da spingere MSF a riportare un team medico sull’isola. Il campo ospita attualmente più di 4.112 persone in uno spazio pensato per 648.
Questo significa che migliaia di persone sono lasciate senza protezione nell’area sporca e insicura al di fuori del campo ufficiale. Tra loro ci sono almeno 79 minori non accompagnati, donne incinte, anziani, persone con condizioni mediche croniche, con malattie mentali acute, oltre a sopravvissuti a torture e violenze sessuali.
Le équipe di MSF stanno lavorando anche sulle isole di Lesbo e Chios, dove i campi sono al punto di saturazione. Il campo di Moria a Lesbo ospita 5.225 persone in uno spazio pensato per 3.100 e il campo di Vial a Chios ospita 1.361 persone nello spazio di 1.014. Qui, come a Samos, i medici di MSF curano pazienti per un’ampia varietà di condizioni fisiche e psicologiche, legate alle condizioni in cui sono costretti a vivere, ai lunghi periodi di attesa per la richiesta di asilo, e alle ragioni che li hanno spinti a fuggire.
“Dopo tre anni, l’UE e la Grecia non riescono ancora a garantire condizioni di vita dignitose e umane, né cure mediche adeguate alle persone bloccate sulle isole greche” dice Vasilis Stravaridis, direttore generale di MSF in Grecia. “Oggi a Vathy, a Samos, più della metà della popolazione del campo vive in tende leggere o sotto teli di plastica, circondati da rifiuti ed escrementi umani. In un mese dal rientro di MSF a Samo, abbiamo trattato donne incinte e malati cronici e abbiamo avviato sessioni psicologiche di gruppo. Programmiamo di aumentare le attività per offrire cure a un maggior numero di persone nelle prossime settimane.”
Sulla terraferma greca, migliaia di migranti arrivati dopo l’implementazione dell’accordo UE-Turchia, vivono in campi o in sistemazioni temporanee gestite dalle Nazioni Unite o da organizzazioni non governative, mentre altri vivono in edifici occupati o dormono in strada. Tutti affrontano ostacoli per accedere alle cure mediche. Le équipe psicologiche di MSF lavorano per assistere persone con problemi di salute mentale, come depressione, ansia e psicosi, e per riabilitare i sopravvissuti alla tortura. I nostri psicologi citano le condizioni abitative dei loro pazienti come la sfida più grande.
“Come possiamo aiutare una donna a superare un trauma legato a un’aggressione sessuale se vive per strada?” si chiede Alessandro Barberio, psichiatra di MSF. “Non solo vive nella paura costante di subire una nuova aggressione, ma diventa pericoloso per lei prendere le medicine perché provocano sonnolenza. Non può esserci recupero senza condizioni abitative sicure, ma c’è un’effettiva carenza di abitazioni sicure per i nostri pazienti in tutta la Grecia.”
Sebbene il numero complessivo di arrivi sia ampiamente diminuito dal 2016, più di 5.000 uomini, donne e bambini sono arrivati in Grecia dall’inizio del 2019. La maggior parte degli arrivi provengono da paesi devastati dalla guerra come Afghanistan, Siria, Iraq e Repubblica Democratica del Congo. Più della metà sono donne e bambini. Questo dimostra come le politiche di contenimento e deterrenza dell’Europa per gestire la migrazione abbiano fallito nel creare percorsi alternativi verso la sicurezza per le persone costrette a fuggire.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 21/12/2024 21:12:16 |
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