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Invalidi civili: Di Maio se ne frega. Nessun aumento per gli assegni di invalidità

Invalidi civili: Di Maio se ne frega. Nessun aumento per gli assegni di invalidità
Autore: Editoriale del Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 24/02/2019

Giocare con le parole è un bell’esercizio di stile, ma se a farlo è un ministro le cui decisioni ricadono sulla testa di milioni di cittadini, allora il discorso cambia. Prendiamo per esempio il tema dell’onnipresente reddito di cittadinanza. A sentir parlare Di Maio anche gli invalidi civili che percepiscono la pensione di invalidità si troveranno,  a breve, a percepire un assegno più ricco della ridicola somma pari a circa 280 euro che viene loro mensilmente versata.

Fermi tutti! Non è così. Ed è bene che si sappia, poiché nessuno sta chiarendo ai circa 3 milioni di invalidi percettori di assegno ordinario di invalidità o di pensione di invalidità – son due cose diverse – che esistono paletti di un certo tipo per poter rientrare tra i beneficiari dell’aumento delle provvidenze economiche.

Non bisogna fare confusione tra assegno di invalidità e pensione di invalidità, che – si dice – sarà aumentata a 780 euro. In questo caso, in realtà, si tratta di giocare coi termini. Verranno si aumentate a 780 euro le pensioni di invalidità, ma nel senso che gli invalidi percettori di assegno mensile, allo scoccare dell’età pensionabile, otterranno – come tutti gli altri pensionati sociali – l’importo che rappresenta il minimo al di sotto della quale ci si trova al di sotto del livello di povertà.

Innanzitutto, chiariamo una cosa: non esiste alcun punto, sul decreto dignità, che accenni all’aumento dell’assegno o della pensione di invalidità in relazione al reddito di cittadinanza. Benché l’assegno di invalidità sia rappresentato da una cifra miserevole – 280 euro appunto – nessuno ha pensato di inserire nel decreto un aumento dell’importo dell’assegno in questione.

Eppure, spesso la condizione d’invalidità è strettamente correlata a un abbattimento della capacità economica della persona e, quindi, del nucleo familiare, dal momento che, venendo meno la  possibilità di svolgere attività lavorativa, per ragioni di minorazione fisica o mentale ( è uno dei criteri che danno luogo all’emissione dell’assegno)ecco che si può cadere in stato di povertà assoluta in breve tempo.

Questi cittadini, però, non sono stati presi in considerazione come poveri e aventi diritto al reddito di cittadinanza. Semmai, un nucleo familiare che abbia al proprio interno uno o più disabili potrà ottenere i 780 euro sbandierati da Di Maio come la ricetta magica per “sconfiggere la povertà”.

Col passare del tempo, e di dichiarazione in dichiarazione, ecco che si è svelato un po’ l’arcano, che sta facendo infuriare frotte d’invalidi che, ora, si sentono turlupinati e per l’ennesima volta abbandonati dalle istituzioni. Possibile che nemmeno stavolta si riuscirà a ottenere un assegno dignitoso, non ricco – per carità! – che almeno arrivi a quella soglia di povertà (stabilita dall’Istat per chi abbia un reddito mensile pari a 780 euro) per non dover cadere al di sotto di ogni soglia di accettabilità civile? No. A quanto pare, no.

Ecco quindi scendere in campo la FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – che  ha abbracciato le proteste di molti invalidi civili che, una volta compreso che anche stavolta non avrebbero ottenuto alcun aumento rilevante sull’assegno mensile, hanno iniziato a non accettare l’ennesima “dimenticanza” nei loro confronti.

Vincenzo Falabella, presidente della FISH, non ci sta, e lo scorso Gennaio attraverso un comunicato congiunto con Antonio Costanza, vicepresidente Anfass Sicilia, ha recentemente dichiarato: “Vengono considerate alla stregua di un reddito le stesse pensioni di invalidità, criterio che avevamo chiesto fosse espunto dal decreto. Inoltre nessun coefficiente aggiuntivo considera la presenza di una persona disabile nel nucleo”.

Nessuna novità a oggi, da parte del governo, che possa far pensare a una modifica in favore di tutti gli invalidi civili percettori di assegno di invalidità.

Anche stavolta, quindi, gli invalidi resteranno a bocca asciutta. Dovranno barcamenarsi col loro assegno risicato e tirare avanti alla bell’e meglio. Non solo: non hanno possibilità di manifestare il loro sdegno, visto che in molti casi si tratta di persone allettate, o che campano su una carrozzina o, ancora, che hanno perso le facoltà intellettive.

Sui social, però, qualcosa sta accadendo: sul profilo ufficiale Facebook di Di Maio, non mancano le critiche per aver dimenticato i diritti di cittadinanza di milioni di cittadini invalidi. Un modo per manifestare dissenso, che se diffuso può portare a qualche risultato. Forse.

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