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Desirée Mariottini: incapace di scegliere tra vivere o morire

Desirée Mariottini: incapace di scegliere tra vivere o morire
Autore: Susanna Schivardi - Redazione Attualita'
Data: 02/11/2018

Che cosa ci spaventa davvero della storia di Desirée, morta in via dei Lucani a Roma? Ci spaventa che un giorno nostra figlia possa trovarsi seminuda tra quattro uomini strafatta e quasi morta? Ci spaventa che in questa società allo sbando non ci sia pietà nemmeno per una sedicenne in fin di vita? Ci spaventano gli immigrati clandestini che vivono tra noi senza fissa dimora, spacciando impuniti e provocando disordine?

Ci spaventa la facilità con cui una minorenne possa trovare droga senza che nessuno intervenga? Ci spaventa famiglie come quella di Desirée Mariottini, famiglie frastagliate e mute? Siamo noi che facciamo paura a noi stessi, è questa la verità, noi come essere umani, capaci di una barbarie e una tossicità senza scampo, noi come genitori, incapaci di regolamentare, di controllare, perché siamo noi i primi fragili su questa terra.

Noi come cittadini, tanto democratici e aperti all’altro e poi pronti a puntare il dito contro l’immigrato, contro lo straniero, contro l’ignoto. Siamo noi i primi ipocriti ad accendere lumini, fiaccole, accendini, a scrivere murales per ricordare quella ragazza di cui nemmeno i genitori avevano memoria, un padre tossico e spacciatore e una madre debole con il coraggio però di fare un’altra figlia, un’altra futura disperata.

Siamo noi sconosciuti a noi stessi, fedeli alla sinistra ma sotto sotto a favore di un Salvini che faccia terra bruciata di tutti “questi negri, questi arabi, clandestini e maledetti che infestano le nostre strade”.

Oppure siamo noi a sentirci tutti un po’ come Desi, persi, come quando l’adolescenza bussava e lo spaesamento prendeva piede lasciando terra bruciata, senza luce.

Siamo noi a sentirci indifesi, perché a sedici anni puoi essere tutto, puoi essere il sole di tua mamma oppure il risultato di un esperimento fallito. In quel momento Desirée avrebbe dovuto farsi forza e reagire, pensando che fino in fondo la vita è bella e non vale la pena buttarla via con un buco di troppo o una pasticca avvelenata.

Siamo noi tutti, che in un modo o nell’altro abbiamo provato la stessa disperazione, la stessa ricerca assoluta di amore, di accoglienza, di abbraccio. Siamo noi che in quel momento di bisogno non abbiamo trovato nemmeno una mano a prenderci e ci siamo ritrovati a sprofondare in un baratro da cui uscire solo con l’ecstasy.

Chi non ha provato tutto questo mai potrà immedesimarsi in Desi, nella sua ricerca di vita attraverso la morte, nella ricerca della sua essenza con la liberazione dal fardello pesante del corpo. Che farsene di un corpo che nessuno vuole e che nessuno desidera, tanto vale allora gettarlo in pasto alle bestie, almeno qualcuno saprà che farne, potrà goderne. E quando tutto sembra senza sole e la luce si spenge, che cosa c’è di meglio di una dose, di un’iniezione, di una botta di metadone per arrivare al sonno eterno?

Sappiamo bene che a Desi non è accaduto nulla di straordinario, che accade tutti i giorni, negli anfratti di San Lorenzo, o negli spigoli della nostra anima, ed è inutile accendere lumi o inscenare fiaccolate lungo le strade nella speranza di ricordarla.

Anche senza Desi le nostre paure continuano ad esistere e mai nessun Salvini con la sua caccia alle streghe e mai nessuna ronda per debellare i giri della droga potranno salvarci dalla perdizione che prima o poi arriva per tutti. Di fronte alla quale esiste solo un istante per decidere se vivere o morire.

Desirée ha deciso di morire e noi non possiamo farci niente.

 




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