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“Lo Zen e l'arte della lotta alla corruzione” Le dimensioni della corruzione, quanto ci costa e come combatterla sul serio. Per Lucio Picci e Alberto Vannucci, esperti di livello internazionale, la riposta non è in pene più aspre o nei “Daspo”, ma in un approccio “Zen”. La corruzione è il tradimento della fiducia da parte di qualcuno a cui si è affidata la cura di interessi comuni. A partire da questo assunto Lucio Picci e Alberto Vannucci - esperti di livello internazionale - affrontano il tema da un punto di vista sorprendente ed eclettico, chiedendosi quali forme assume la corruzione, quali dimensioni ha in Italia e quanto ci costa. Ma, soprattutto, come contrastarla in maniera efficace. In modo convincente, gli autori si smarcano dagli approcci più formali di inasprimento delle pene e argomentano che sono indispensabili in primis uno spirito “zen” e il giusto distacco. “Per combattere la corruzione - scrivono - si deve cambiare punto di vista. Per raggiungere un obiettivo di conoscenza, nello Zen ci si deve distanziare da esso, per guardare altrove e, in un certo senso, scartare di lato. E così, per lottare contro la corruzione noi sosteniamo che sia utile, anzi, indispensabile, fare qualcosa di simile e ragionare soprattutto d’altro. Solo per questa via, andando al di là del pensiero corrente, si può alla fine raggiungere il Satori, ovvero, la comprensione della verità dello Zen. E in modo analogo, per questa via indiretta e ‘orientale’, si può costruire un piano credibile per combattere seriamente la corruzione” Che cos'è questo “altrove”? Per gli autori bisogna innanzitutto riflettere sul funzionamento complessivo della cosa pubblica, creando le condizioni perché sia trasparente, ma non solo. “La trasparenza - spiegano - è indispensabile, ma non basta: ci vuole anche ‘leggibilità’ nell’azione dello Stato e la possibilità di utilizzare dei “dati aperti” od open data. Solo così si possono avere dei meccanismi efficaci di controllo diffuso, che includano un monitoraggio civico dal basso”. Tutto questo è però difficile da raggiungere senza un contesto culturale appropriato o, in altre parole, senza cambiare il frame della corruzione.Per gli autori sono infatti essenziali per combattere la corruzione - insieme a un sistema giudiziario efficace - un manipolo di mass media in piena salute che facciano il loro mestiere e una cittadinanza consapevole e istruita, a partire da un'educazione appropriata in ogni ordine di scuola. Ci vuole un nuovo accordo tra Stato e cittadini, una pax burocratica da stipulare con solennità. Picci e Vannucci pensano a un'etica pubblica che - partendo dalla situazione di degrado già denunciata da Giacomo Leopardi nel“Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani”- venga rafforzata dalla ricostruzione del “senso dell'onore” dei cittadini. Questo passa, ad esempio, dalla “promozione di cerchie sociali o “comunità” resistenti alla corruzione, attraverso il riconoscimento di esempi personali di civismo e da scelte di “genere” con un maggior potere alle donne, nei fatti meno permeabili alla corruzione. Un principio - in sintesi –-di responsabilità diffusa, introiettata individualmente e sanzionata socialmente. Un libro per tutti: gli autori coniugano infatti un’analisi rigorosa con il tono lieve, disegnando un quadro articolato e coerente di interventi necessari per spezzare i circoli viziosi e gli equilibri tenaci che la corruzione al tempo stesso genera e dai quali si alimenta. Un libro rivolto in modo non casuale “alle italiane e agli italiani” e non solo agli addetti ai lavori. Tutti gli italiani, infatti, hanno diritto alla trasparenza e ad una buona amministrazione, e il dovere di essere cittadini partecipi e - possibilmente - cittadini con la schiena dritta.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 21/12/2024 04:47:17 |
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