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Microchip e libertà individuale. E’ il momento della tessera sanitaria.Di Emilia Urso Anfuso
Coerentemente con la visione iperfuturista di Orwell, nella nostra società si stanno abbattendo le ultime frontiere relative alla privacy personale. Si è iniziato una quindicina di anni fa, quasi in sordina, fra una normativa sulla trasparenza dei dati bancari e un inizio di innovazione tecnologica chiamata “cellulare”. Chi avrebbe mai detto infatti all’epoca, che una innovazione come quella di poter comunicare senza fili, potesse essere uno dei maggiori sistemi di controllo sull’umanità? Nessuno. Ed invece, eccoci qua. Tutti schedati, controllati, spiati.
Per dirla alla Orwell, monitorizzati. Via via, ci si è abituati ad emettere dei segnali elettromagnetici, e chi di dovere, ha studiato per il potere, forme sempre meno occulte di monitorizzazione della massa. Un altro esempio, è il notevole sviluppo dell’utilizzo delle carte di credito, sviluppatosi nello stesso periodo storico nel nostro Paese. Così come ogni cosa che contenga i famigerati microchip. Decidiamo un acquisto, paghiamo, inseriamo la banda magnetica della nostra carta…zac! In quell’esatto momento, tutti i dati relativi al nostro acquisto vengono inseriti in una banca dati che genera altri dati. Statistici.
Questo flusso di dati, dalle proporzioni enormi, se si pensa che oggi quasi tutti i cittadini italiani posseggono almeno una o due carte di credito personali, serve a comprendere la natura umana e le sue evoluzioni, così da poter fronteggiare ogni richiesta di acquisto fino a controllarla ed anzi, generarla. L’ultima “trovata” di sistemi antiprivacy, è relativa all’utilizzo della tessera sanitaria magnetica. Avete presente la tesserina magnetica contenente i vostri dati sanitari e “stranamente” il nostro codice fiscale? Bene. E’ stata introdotta una normativa per cui, dal prossimo primo marzo, ad ogni acquisto in farmacia, al momento del pagamento, bisognerà esibire la nostra card.
Il farmacista, leggerà il codice a barre posto sul retro, così da registrare, nella banca dati dell’agenzia delle entrate, ogni nostra minima spesa farmaceutica. C’è di che rabbrividire. Sì, perché se pensate che questo serva per migliorare il servizio sanitario, temo che scopriremo tutti molto presto, che si tratta in effetti di un ennesimo escamotage messo in atto al solo scopo di controllare la spesa sanitaria della nazione, in maniera tale da fornire sapientemente altre motivazioni all’acquisto. Per esempio: se avete presente il fenomeno per cui ho già parlato delle “invenzioni” sanitarie di malattie in realtà inesistenti, quali ad esempio il colesterolo da abbattere con medicine di vario genere, ecco che, monitorizzando ogni singolo acquisto individuale, si potrà sicuramente creare una sorta di canale sanitario on demand: il cittadino codice XXY, annualmente spende circa tot euro per farmaci vari.
Come possiamo portarlo a raddoppiare questa quota per il prossimo anno? Certo, magari non sarà una pratica rivolta al singolo, ma a flussi di cittadinanza che vengono rappresentati da tipologie differenziate per quantità, qualità, varietà di articoli medicinali acquistati ogni anno. Queste informazioni, a mio parere, risulteranno preziosissime all’agenzia delle entrate, non solo per mirare meglio l’obiettivo di rimpinguare le proprie casse anche attraverso la spesa sanitaria, ma per generare strategie di stimolo all’acquisto e normative sempre più aderenti alle necessità economiche ai vertici, a scapito – come sempre – dei cittadini. Non comprendo più, anche grazie a queste innovazioni per il controllo sostanziale di ogni azione operata dai cittadini, come si possa continuare ad utilizzare nel nostro paese, la parola democrazia.
Che senso ha, oggi, questa parola? Ha perso qualsiasi contenuto fondamentale. Non si rispecchia più nell’accezione pura del suo termine. Non si può parlare di democrazia in un paese zittito sotto ogni aspetto, abbandonato nelle sue esigenze fondamentali e controllato a vista al solo scopo di generare una economia che non serve a migliorare l’esistenza umana dei più, ma di quel solito pannicolo di eletti ormai addirittura denominato “Casta”. Altra domanda. Quale novità, nel campo della monitorizzazione dell’umanità, dovremo aspettarci? Forse le famigerate telecamere nei nostri appartamenti privati, così ben descritti nel già citato “1984” di Orwell? Forse, la trasmissione “Il grande fratello” seguita ormai da sette anni da milioni di persone in Italia e non solo, è la palestra per abituare tutti noi ad una vita costantemente sotto l’occhio vigile ed indagatore di una telecamera puntata contro l’ultimo brandello delle nostre dignità, marcite ormai sotto la putrida coltre di un qualcosa che ha ormai un nome tenebroso: dittatura estrema.
Purtroppo, sono certa che un giorno, rimpiangeremo il momento in cui, le uniche telecamere nelle nostre vite erano quelle di mamma rai, che per entrare nelle case di tutti gli italiani, spese all’epoca qualche annetto. Oggi, con la marcia rapida dell’evoluzione tecnologica, ti ritrovi il ministro delle finanze di turno, a guardarti direttamente dentro il portafogli, e a darti uno scappellotto non appena ti azzardi a pensare da solo, cosa vuoi fare dei “tuoi” soldi…
Fantapolitica? Anche Orwell era convinto che lo fosse. O no?… Come sempre, buona riflessione. Purtroppo, sempre più a posteriori. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 26/12/2024 09:32:51 |
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