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La città eterna rende omaggio ad uno dei più grandi fumettisti del panorama italiano: Andrea Pazienza, ricordato a 30 anni dalla sua morte, ospite tra le mura dell’ex Mattatoio, uno dei pezzi fondamentali dell’archeologia industriale romana, restituito alla città di Roma, come location di mostre, eventi ed aule universitarie. La mostra racconta un intero percorso di vita di un artista, enfant prodige, che ha ispirato un’intera generazione di fumettisti e disegnatori, in un momento di fermento politico e culturale del nostro paese. (Foto di Emanuele Giampaolo) Video, sketch, pezzi inediti, sue frasi cult…Tutto si articola in un percorso che apre i battenti con la figura in primo piano dello stesso Pazienza, l’abbozzo della sua più popolare e controversa figura, Zanardi, ed un manifesto che ricorda agli amatori che 30 anni senza il “nostro” sono davvero tanti. E fin qui, da cronista diligente, ho raccontato una storia che vale la pena visitare, per guardare da vicino la bellezza vera. (Foto di Emanuele Giampaolo) Poi sopravviene il disegnatore, che, varcata la soglia della mostra, si lascia sopraffare da quella linea netta, marcata come poche, che non lascia indifferente. Da quel fumetto, irriverente, disegnato e sfumato senza bozza e per di più a pennarello e volare con la fantasia, è un passo davvero breve. Non puoi non guardare, con gli occhi dell’amore o dell’ammirazione un talento allo stato brado, che come tale va lasciato a briglia sciolta. (Foto di Emanuele Giampaolo) “Di me amate il riflesso…quella memoria che sale dalle cose che tocco, senza pensare di raggiungerlo”… Questa sua frase racconta un talentuoso ragazzino del sud, che disegnava vignette, forse per gioco e che due genitori avveduti iscrivono al liceo artistico di Pesaro, consegnandolo alla solitudine, ma anche alla responsabilità del suo grande talento. E quasi tutti i suoi personaggi principali, hanno un rilesso di lui, la sua impronta magica e dannata, anacronistica ed anticonformista…tutti intrisi di un destino di malinconia…Dal violento e crudele Zanardi, per gli amici Zanna, da cui mai ti aspetteresti cuore e commozione, a Penthotal, suo alter ego sulla carta, a Pompeo, drogato e spaesato, ma personaggio dalla lucida e spietata analisi. (Foto di Emanuele Giampaolo) Nasce così un paragone con la poetica teatrale di Eduardo, che, per me napoletana di nascita, è quasi spontaneo. Ho “ascoltato” a tratti la sua matita nelle canzoni di De Andrè, perché quella voce, quella matita quel teatro raccontano di amare verità e malinconia umana. Quelle pagine di Pompeo, sembrano un vero e proprio testamento spirituale... “risorgere, risorgere, risorgere” oltre la banalità delle cose, oltre il buio dell’eroina. Come farò a dire a mia madre che ho paura? …Cantava De André… e Pompeo paura ne aveva... di se stesso, della mancanza della “roba”, della morte, del suo non volersi consegnare al mondo…E chiede perdono… Quello di una dolcezza struggente che accompagna una poesia. Con stupore ed invidia, chiunque disegna, può ammirare, in video, la sua performance al muro, mentre, con un unico pennello disegnava, creava e realizzava sfumature con una sicurezza indicibile ed un sorriso quasi sfrontato e senza ritegno di fronte a sua maestà l’arte, con un tratto tipico unico e riconoscibile lontano un miglio. E Pazienza diventa semplicemente Andrea… ******** Andrea Pazienza Trent'anni senza Mattatoio di Roma, in piazza Orazio Giustiniani 4 dal 25 maggio al 15 luglio
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 26/12/2024 19:06:05 |
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